Todi (Cobra)
E quindi, pure il Cobra è uscito dal letargo: ultima Domenica di Febbraio e tempo adatto per riprendere da dove si era lasciato a inizio Novembre; scendo nel box, ed eccola là, la mia R6, incredula che finalmente si faccia un tragitto diverso da quello casa-lavoro-casa!
Per l'occasione, sfoggio un completino modello Giuditta: giacca e pantalone tecnico invece della tuta per forzarmi ad andare pianino (o meglio, più pianino del solito! ), visto che sono mesi che non esco... vabbè, tanto oggi è turistica! Riesco a incastonare i pantaloni antipioggia nel sotto sella e via verso mirabolanti avventure: appena esco dal box vengo avvolto da turbini e saette: il vento ad Acilia è a Mach 2 e non lascia presagire nulla di buono; giungo all'Euclide senza che il cielo lasci intravedere spiragli di luce, ma una volta lì le cose migliorino. Ecco quindi le solite faccie (da... simpatici ragazzi
)più qualche new entry; attendiamo come al solito i ritardatari, poi si parte puntualissimi con venti minuti di ritardo.
La Flaminia è meno scivolosa di quanto ricordassi (merito delle interminabili pioggie, immagino) ma la ruggine è tanta e appena il misto si fa meno veloce e più tecnico cedo il passo, sentendomi rigido nelle curve e sbagliando un paio di marcie. A Narni mi fermo per staffettare il gruppone; in effetti non ce ne sarebbe bisogno, ma temo che qualcuno possa girare per il paese, visto che girava la voce in mattinata... ed in effetti qualcuno che all'ultimo mi vede e prende la strada giusta c'è. Si arriva ad Amelia: giusto il tempo di un caffè e di litigarsi un posto alla toilette che il cielo minaccia pioggia; ripartiamo, quindi, e imbocchiamo la mia amata Amerina: Alviano, Guardea, Baschi, il paesaggio e l'asfalto scorrono rapidi sotto le carene. Ci si ferma a far benzina, e il timore di Zanza sul fatto che qualcuno abbia preso la direzione sbagliata viene presto confermata: il mefitico duo Dino-Cocchiere ne ha combinata un'altra, dirottando il gruppone come nemmeno i migliori terroristi palestinesi degli anni '80! Vabbè, appuntamento sotto Todi allora: accendiamo le moto e via più veloci della luce! ... Anzi no, perchè la moto-taxi del nostro referente si ricorda di essere una Ducati e non parte più. "Batteria", sentenzia l'abile ma sfortunato pilota: tentiamo un avviamento a pedalina, per poi ricordarci che la moto ne è priva. A qualcuno viene l'idea di sostituire la batteria con delle stilo, ma l'idea è immediatamente accantonata (anche perchè è Domenica, dove cacchio le compri le stilo di Domenica?). Optiamo quindi per il rimedio della nonna: una bella spintarella giù per una discesa che i locali avevano nel frattempo gentilmente posizionato di fronte al benzivendolo. La Zanzomoto borbotta, tentenna, poi si accende fra il tripudio generale. Mentre il parroco suona le campane a festa ripartiamo speditamente verso l'appuntamento, dove QUALCUNO avrà anche l'ardore, dopo aver sbagliato strada nel modo più pacchiano, di indicarci a gesti "uh! siete in ritardo!".
Si arriva a Todi: lasciate le moto nel parcheggio, ci avventuriamo nel cubo vetrato a forma di teleferica all'interno della quale vengono emessi suoni e gas di varia natura, oltre a chiedersi il risultato di un eventuale guasto mondiale del gancio di traino. Arriviamo al belvedere, dove ci si riposa un pò in gruppo, ad eccezione del Piovra che tacchina due turiste con la solita scusa della foto. Ci avviamo verso il ristorante: magno gaudio, direi, visto che ci si riesce a spanzare anche con un antipasto e primo. Mentre ci si annebbia la mente nel vino (il bianco era proprio caruccio e pettinato), il sottoscritto arringa la folla sul fatto che, nonostante la cameriera sia proprio un fiorellino, non abbia intenzione di arpionarla, adducendo puerili scuse sulla distanza ("me deve stà commoda, ar massimo 15km").
Si fa una certa, nonostante questo l'alcool ancora in circolo porta i più ad affrontare una salita aggravata da gradoni in pietra, con lo scopo di scalare il campanile di zona. Solo pochi però tenteranno davvero l'impresa: d'altronde la colla da sniffare era poca e non bastava per tutti. I meno fortunati rimarranno quindi all'esterno della chiesa a contare i capelli del Cocchiere. Si torna al parcheggio (ancora una volta, tentando la sorte nella bara trasparente), e il sottoscritto parte per una cavalcata solitaria in direzione Roma: in due ore e mezza devo stare a casa, cambiarmi, riuscire e arrivare al Palalottomatica per la partita di basket. Saluto tutti, baci ai pupi e, come diceva Haga, gas gas gas. In effetti ho lo stomaco gonfio, la manetta invece fa fatica a girare.
Mentre mi avvicino sempre più alla meta, ingaggiando una disperata lotta contro il tempo, il mio pensiero va ai miei compagni, rimasti indietro, ed a Saretta: sarà riuscita ad arrivare con la moto sana e salva a casa, senza spetasciarsi a terra sbriciolandola in mille coriandoli, proprio ora che la deve vendere? Sarà ripartita la Multipla gialla di Zanzara? Il Piovra avrà abbordato una turista yemenita in visita alla moschea di Sassacci? Il dinamico duo avrà seminato ancora il panico nelle fila del MistoStretto?
Le risposte nel prossimo volumetto delle storie del vostro super-eroe preferito!
PS Ad ogni modo, alla fine riuscirò nell'impresa di entrare prima del fischio d'inizio, merito di una corsa a perdifiato durante la quale verrò perculato anche dall'addetto all'ingresso e dai poliziotti in servizio all'ingresso - ho capito che vedere un ciccione correre con una maglietta sudata il 28 di Febbraio possa essere un evento atipico, ma già vedere l'ennesima prestazione scialba della Lottomatica credo sia una punizione adeguata. E anzi che siamo riusciti a vincere contro l'ultima in classifica. Da paura.